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Comitive di turisti hanno invaso la città dalla mattinadi Ilaria Baiamonte Finalmente è scattata l'ora X: e in città è l'invasione dei... Buskers. La gente non ne poteva davvero più, non stava più nella pelle. Chiunque abbia avuto occasione di trovarsi ieri davanti al Duomo avrà infatti visto comitive di turisti invadere la piazza alla ricerca di qualche musicista "in anteprima" già verso le 17.30. Ma mentre i "patiti" della musica di strada già si aggiravano per le vie del centro storico con macchine fotografiche e videocamere ipertecnologiche, ancora serpeggiava nel "quartier generale" della Buskers Festival Organization la febbrile frenesia delle ultime ore, che rapidamente divenivano minuti. Bottoni & e. itineravano tra le "grotte" del Boldini e il punto informazioni del Castello, mentre la gente iniziava a gonfiare le vie, gli accreditati dell'ultimo momento lottavano per ottenere un angolo di piazza, e 'loro' ripassavano gli accordi. E finalmente eccoli: i Buskers, per il dodicesimo anno consecutivo all'appuntamento con Ferrara, una città in cui si respirerà un'aria diversa per sette giorni; una città in cui la gente ha imparato ad avvicinarsi spontaneamente ai gruppi, a sedercisi accanto, su un marciapiede o per strada, a ballare seguendo i ritmi più disparati; ma anche un luogo sempre più attrezzato ad accogliere turisti e curiosi, e dove le forze urbane dell'ordine si impegnano a garantire lo svolgimento "sicuro" della manifestazione. E per il primo giorno tutto è filato liscio, mentre la folla si accalcava intorno ai menestrelli per individuare fin dai primi istanti il "beniamino" dell'anno . Davanti alla Cattedrale, sagrato 'tutto esaurito' con ['esibizione pomeridiana dei tre cugini Bilis, il gruppo canadese che unisce camicie a quadrettoni, bretelle e... grattugia, per un effetto sonoro country condito di sketch comici. Ma anche gli Street Rats, vecchie conoscenze del Buskers Festival, hanno riunito in Piazza Municipale decine di ascoltatori che azzardavano qualche passo a ritmo col rock vecchio stile del gruppo scatenato in esecuzioni rubate a Jerry Lee Lewis; intanto dall'altra parte del centro l'inventore di ritmi, che sfrutta pubblico e peluches come accompagnatori sonori, Paolo Casisa distribuiva strumenti e altri oggetti coinvolgendo direttamente gli ascoltatori nella performance. I colombiani 'Son de mi Pueblo' invece sfoggiavano ritmi latino americani e vestiti folkloristici a tonfo di tamburi e maracas, mentre la musica ungherese faceva la parte della protagonista un po' dappertutto (...) |